LA CASA DI NINETTA

Locandina Un film di Lina Sastri. Con Maria Pia Calzone, Angela Pagano, Lina Sastri, Francesca Tizzano. Genere Drammatico - Italia, 2024. Durata 80 minuti circa.La storia di una vecchia donna malata di AlzehimerNinetta è una donna anziana affetta da Alzheimer. Sua figlia, che la ama profondamente, ne racconta il passato. La prima regia cinematografica di Lina Sastri, tratto dal suo omonimo libro, già adattato in spettacolo teatrale.di Giancarlo Zappoli


Trama

Lucia è un'attrice che raggiunge la città in cui è nata e cresciuta, Napoli, per andare a trovare l'anziana madre Ninetta che è affetta dal morbo di Alzheimer ed è accudita da ben tre badanti. Mentre si trova nella casa materna Lucia ripercorre la propria infanzia leggendo la non facile vita familiare della madre. Nonostante questo la donna aveva saputo conservare una straordinaria vitalità.

Lina Sastri trova con questo film la versione definitiva della narrazione del proprio rapporto con la figura materna.

Nato inizialmente come un racconto pubblicato in forma di libro e divenuto poi un monologo teatrale il legame profondo tra l'attrice la madre ha trovato ora la forma cinematografica. Il cinema ci ha sicuramente guadagnato perché può ora annoverare un'attrice che sa fare la regista. Il rischio poteva essere quello di trasferire in qualche misura il testo teatrale sullo schermo. Invece Sastri, perfettamente consapevole del mezzo, non si limita a raccontare la già di per sé interessante e complessa genitrice ma ci offre un ritratto di Napoli com'era e di Napoli com'è.

Da questo traspare un amore altrettanto grande, seppure ovviamente in forma diversa, quanto quello per Ninetta. Lina/Lucia non indulge nella descrizione della malattia. La presenta ma quasi come occasione per riflettere sul ruolo che i figli debbono assumere, anche con una sofferenza interiore, quando si ritrovano ad essere genitori dei propri genitori. I quali, come fossero regrediti in un'infanzia a cui non si può accedere (quella che Pupi Avati ha definito come Una sconfinata giovinezza) , hanno bisogno di un accudimento simile a quello che un tempo diedero alla loro prole.

In questo rapporto d'amore per la madre è necessario per la protagonista rivivere la propria infanzia con il fratello senza trascurare od omettere le difficoltà. Come quella di un padre incapace di controllare i propri scatti così come le proprie pulsioni tanto da trasferirsi in Brasile creandosi un'altra famiglia. Ma mostrando anche la luminosità di una donna incurante del denaro, consapevole com'era della sua volatilità, e capace di cantare con una voce straordinaria scoperta dalla figlia quasi per caso. Lina/Lucia nel narrare della madre non nasconde gioie e dolori della propria vita, in particolare di quella sentimentale, operando così un confronto seppure per via indiretta.

In questa narrazione la sceneggiatura però non si rinserra all'interno dei nuclei familiari e anche quando siamo nella casa di Ninetta, che dà il titolo al film, ci viene chiesto di vivere la città. Si pensi ai personaggi delle tre badanti, ognuna delle quali è cesellata per mostraci modi differenti di vivere Napoli. Oppure al mago, o alla leggenda del monaciello.

Tutti elementi che non sono utilizzati per produrre folklore ma per farci comprendere come nel capoluogo campano il presente e il passato convivano. Così come in fondo il passato di Ninetta continua a vivere sia nell'aldilà che nell'al di qua grazie a una figlia che ha scritto con le parole e con la luce un tributo alla donna che le ha dato la vita e le ha permesso di essere la persona e l'interprete capace di trasmettere sentimenti intensi senza mai cadere nella retorica o nel luogo comune.