Un film di Paolo Gep Cucco, Davide Livermore. Con Valentino Buzza, Mariam Battistelli, Vincent Cassel, Fanny Ardant, Caterina Murino, Erwin Schrott, Rossy De Palma, Angela Finocchiaro, Linda Gennari, Charlotte Gentile, Rame Lahaj, Giancarlo Judica Cordiglia, Sax Nicosia. Genere Musical - Italia, 2025. Durata 106 minuti circa.Un'opera-musical sulla storia di Orfeo e EuridiceUn film che si avvale delle tecnologie piu` innovative: riprese all'interno di un virtual set, utilizzo della SGI e dei VFX per poter raccontare l'incredibile viaggio di Orfeo negli inferi.di Luigi Coluccio
Una piazza d'Italia, un chiosco all'angolo, un tassista parcheggiato lì davanti. Sulle scale lui attende lei. All'improvviso un colpo di pistola solca l'aria e squarcia la carne. E ora comincia il loro periplo: lei, Euridice, sprofonda sempre più nel profondo abisso dominato da Plutone, dimenticando il suo promesso; lui, Orfeo, si addentra ancora più nelle stanze dell'Hotel Hades, cercandola vanamente. Cantano, Orfeo e Euridice, e cantando ricordano l'amore che provano l'uno per l'altra...
Il mito, l'opera, le stelle: a dare volto e voce Valentino Buzza, Mariam Battistelli, Vincet Cassel, Fanny Ardant, Caterina Murino.
Perché si è voltato? Se lo sono chiesto i greci e i rinascimentali, nell'Ancien Régime e nella Repubblica di Weimar, a Madrid come a Vienna. E ogni generazione ha risposto a modo suo, gli antichi con l'ineluttabilità di quel gesto inscritto nell'ordine divino della caducità, i moderni innestando il dubbio umano di chi vuole trovare un'altra storia ancora e continuare a vivere attraverso di essa: per il Platone del "Simposio", Orfeo è un vile che non osa morire d'amore come Alcesti, per il Pavese de "L'inconsolabile" un uomo che non sa affrontare lo scorrere del tempo perduto.
Perché è rimasta indietro? L'hanno messo in rima, in pagina, in nota. Tutti consci, però, che una volta viste le cose di laggiù, non si può tornare indietro previo invertire il disegno stesso della Natura - e forse nemmeno si vuole farlo, rivedere il sole, le stelle e il proprio amore, o almeno non più in quel modo. Ancora una volta gli antichi senza concedere alcun lenimento, i moderni riscattando con la domanda indagatrice e liberatoria: per Virgilio e Ovidio, Euridice rimane così "circumdata nocte" nella sua "ultima domus", per Bufalino lei capisce che "si era voltato apposta" e per Rilke lei risponde a Hermes "chi?".
È da qui che parte il lavoro di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, sceneggiatori e registi di questo The Opera! - Arie per un'eclissi, melò-musical, lirica-film in uscita speciale nelle sale, punto di arrivo di un duetto artistico e umano pluriennale innalzato sui palcoscenici di mezzo mondo: Livermore e Cucco, infatti, oltre ad essere un autore totale nel teatro opera (il primo) e un entertainment design dei più conosciuti (il secondo), sono una coppia di innovatori che nel corso dei loro spettacoli al Bolshoi o alle quattro prime consecutive alla Scala hanno sempre portato avanti una inflessibile commistione di regia e software in real time, scenografia e set virtuali.
Scalata la proprietà e la direzione della casa di produzione D-Wok, Livermore e Cucco realizzano quindi The Opera! con una programmaticità di intenti che offre sì il fianco all'episodica prova aperta o allo showreel da mandare in giro, ma che alla somma delle parti rivela il suo essere un manifesto delle potenzialità dell'approccio tecno-virtuale al teatro opera. Il duo non vuole far vedere che cos'è un'opera, ma piuttosto far sentire tutto quello che potrebbe essere, ed è già tutto nel titolo, in quella diade composta dall'articolo determinativo inglese a sorreggere un unico assoluto (l'opera), e il plurale femminile (le arie) che apre alla moltitudine.
Così dal centro di uno dei miti classici più rappresentati e - ritrattati - della storia del teatro, la prima opera di cui ci sono giunti assieme libretto e spartito (l'Euridice di Jacopo Peri, andata in scena il 6 ottobre 1600 a Firenze per le nozze, in absentia corpus, di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia), Livermore e Cucco tracciano una circonferenza che abbraccia "Carmen", "Boheme" e "Traviata", Rossini, Vivaldi e Bellini, melodramma, opéra-comique e farsa, puntellando la catabasi di Orfeo e Euridice con alcuni dei momenti fondamentali della storia della lirica.
Lo stesso scavo per accumulo i due lo compiono a livello visivo, assommando dei quadri che plasticamente rimandando e rifanno De Chirico, Glazer, Nervi, il cinema classico e quello surrealista, il teatro danza e la performance, riempiendo lo sguardo e non la visione. Sì, perché The Opera!, con la sua post-produzione e il motore Unreal, mostra certamente l'accrescimento spettacolare che la lirica può ricevere dallo sviluppo tecnologico, ma trasporta il tutto su un piano che ha già storicizzato questo tipo di interventi, finendo così per creare dei set-ambienti a cui manca la profondità cinematografica venendo meno il gesto che li plasma attraversandoli.
È come, infatti, se tutto fosse messo davanti ai nostri occhi ma non in scala, in prospettiva, ma lungo un'unica direttrice che appiattisce e normalizza. E quando si tenta di squadernarne il piano infinito, come nell'aria-pop dei Frankie Goes To Hollywood, si scivola nel più classico dei montaggi alternati dei videoclip d'antan. Il paradosso, insomma, è appena dietro lo schermo: quando si esce dal set virtual-operistico per approdare al genere, al racconto (l'incipit, Orfeo che dimentica Euridice, il finale), allora The Opera! trova davvero il suo giusto spartito. Serio, semi-serio o tragico che sia.