Un film di Giovanni Dota. Con Carlo Buccirosso, Lino Musella, Nando Paone, Yari Gugliucci, Vittorio Ciorcalo, Clotilde Sabatino, Iaia Forte, Biagio Manna. Genere Commedia - Italia, 2024. Durata 84 minuti circa.
Angelo e Salvatore, due infermieri del Santi Martiri di Napoli, condividono tutto. Il lavoro in corsia, i racconti delle vacanze, persino il vizio delle scommesse. Quando la notte di Ferragosto arriva un paziente in coma, l'ottantenne signor Caputo, i due scommettono sulla sua vita. In palio ci sono 200 euro e una settimana di ferie tra Natale e Capodanno. Per vincere la scommessa i due infermieri faranno qualsiasi cosa, comprese pratiche decisamente poco deontologiche e passibili di denuncia penale.
È una commedia nera profondamente cinica, il nuovo film firmato da Giovanni Dota. Protagonisti assoluti dal primo all'ultimo minuto gli ottimi Carlo Buccirosso e Lino Musella, nei panni di due infermieri che portano avanti le incombenze quotidiane come possono e si raccontano nel mentre le proprie vite.
Uno è sposato (sua moglie è interpretata da Iaia Forte), ma si concede qualche scappatella in corsia, l'altro è appena tornato da una vacanza a Ibiza con la mamma. Hanno un vizio in comune: la febbre per la scommessa, per cui arrivano a rischiare qualsiasi cosa.
La narrazione procede per crescendo dalla stipula della scommessa in poi, all'arrivo del moribondo di turno su una barella. Un crescendo di iettature, dispetti, congetture e tentazioni omicide innalza il livello di cinismo della commedia, che vorrebbe essere graffiante e amara come quelle a cui ci ha abituato il cinema italiano d'annata.
Senz'altro valida l'intenzione di raccontare con feroce ironia uno spaccato troppo spesso edulcorato al cinema come in televisione, vale a dire il variegato microcosmo umano degli ospedali e in particolare di chi ci lavora, con turni massacranti, pochissimi mezzi e ancora meno soddisfazioni. Perché in certe notti gli ospedali diventano terre di nessuno, dove il confine tra legittimo e illegale è assolutamente labile e rischia di confondersi e far confondere.
L'aspetto più interessante del film sta proprio in questa sua marcata volontà di mettere sullo stesso piano eroi e antieroi, i cattivi della storia sono proprio i buoni che sacrificano ogni loro giornata dedicandosi ai pazienti delle corsie.
Tuttavia la commedia di Dota finisce per premere troppo l'acceleratore su certi personaggi, finendo per caratterizzarli come caricature prive di spessore (dalla giovane dottoressa insicura, troppo insicura, ai personaggi di contorno in corsia), con poco approfondimento in scrittura e la mancanza di un respiro autoriale davvero originale.
Pur strappando talora un sorriso con qualche battuta - pensata per lo più per un target maschile over 50 - e contando su un cast di tutto rispetto e valore attoriale, finisce per ricordare tanti altri film già visti (solo per restare in tema scommesse, da Febbre da cavallo a Al bar dello sport) e risentire di un'impronta recitativa e registica alquanto teatrale. Al soggetto, ottimo per un cortometraggio, avrebbe giovato un approfondimento maggiore sui personaggi e sul contesto da cui provengono.
L'ossessione per il gioco era un ottimo spunto da analizzare più a fondo, anche per non rischiare di creare in chi guarda quel distacco critico e quell'immancabile mancata immedesimazione verso chi, per duecento euro, finisce non solo per sperare, ma per fare di tutto affinché un essere umano in difficoltà muoia.
C'è poco da ridere, insomma, e molto come detto da approfondire, soprattutto sulla coltre di insoddisfazione e frustrazione che avvolge chi lavora in ambiti complicati e troppo spesso lasciati in balia di se stessi, come la famigerata sanità pubblica.