Un film di Uberto Pasolini. Con Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Tom Rhys Harries, Charlie Plummer, Marwan Kenzari, Amir Wilson, Jamie Andrew Cutler, Claudio Santamaria, Moe Bar-El, Jaz Hutchins, Fabius De Vivo, Giorgio Antonini, Pavlos Iordanopoulos, Roberto Serpi, Cosimo Desii, Nicolas Retrivi, Francesco Dwight Bianchi. Genere Storico - Francia, Grecia, Italia, Gran Bretagna, 2024. Durata 116 minuti circa.
Ulisse torna ad Itaca e trova una situazione in bilico: la residenza del re è circondata dai proci che vorrebbero sposare la regina per impossessarsi del trono, e Penelope prende tempo tessendo di giorno una tela che di notte disfa. Suo figlio Telemaco, convinto che il padre non tornerà ad Itaca e che abbia altrove un'altra donna e un'altra famiglia, vorrebbe che la madre scegliesse un pretendente e ponesse fine all'assedio dei proci. Ma Penelope è devota al marito, anche se le attenzioni di Antinoo, l'unico pretendente che sembra davvero innamorato di lei, non le sono del tutto indifferenti. Ulisse si traveste da mendicante per entrare nel palazzo reale e viene deriso dai proci e osteggiato dal figlio. Ma sarà lui a dire l'ultima parola, ristabilendo l'ordine non solo nel regno, ma anche nella propria famiglia.
Abbiamo potuto raccontare tutta la trama di Il ritorno, quarto film da regista di Uberto Pasolini, perché non si discosta da quella dell'Odissea che tutti conosciamo.
Ma Pasolini ha voluto raccontarla da un'angolazione diversa e molto adatta ai tempi: l'incapacità di un soldato a rientrare nella sua vita precedente al combattimento e ritrovare il suo vecchio sé, perché la guerra cambia gli uomini e può alienarli persino dagli affetti.
Di più: Pasolini si addentra in una riflessione sulla natura maschile e sul peso della sua assenza, delineando in Penelope una madre eccessivamente apprensiva nei confronti del figlio, e un Telemaco infantilmente attaccato alla madre, incapace di difendere il regno dai proci e di affermare la sua virilità.
Ulisse ci appare innanzitutto come corpo, abbandonato nudo sulla spiaggia di Itaca: un corpo virile, appunto, stanco di guerra, segnato dalle ferite, ma ancora possente. Un veterano che ne ha viste troppe e che non ricorda (o non vuole ricordare) il proprio posto nel mondo, prima ancora che nel suo regno.
Ralph Fiennes lo incarna con una fisicità più palestrata del solito ma anche istoriata dalle battaglie, e attraverso lo sguardo colpevole di un uomo che, a confitto terminato, non è tornato subito a riprendere il suo ruolo di marito, padre e sovrano, ma ha girovagato, forse perdendosi, forse procrastinando l'inevitabilità del suo recupero di una vita che non sembra più appartenergli.
Anche Penelope non è il simbolo di stoica pazienza e incrollabile fedeltà coniugale che ci hanno sempre raccontato: Juliette Binoche che la interpreta dà sfogo alla sua frustrazione e alla sua rabbia davanti a un mondo di uomini per cui lei è solo un trampolino verso il potere, e davanti a un marito che l'ha lasciata da sola ad arginarli, prendendosela comoda nel ripresentarsi a casa.
Pasolini dà spazio anche alla sensualità repressa della donna (mentre Ulisse, come sappiamo, non si era negato avventure extraconiugali durante il suo peregrinare per il Mediterraneo), e anche all'anziana madre di Ulisse riconosce una sensualità, nel momento in cui carezza il corpo del figlio ritrovato.
Il ritorno è una storia di sopravvissuti che hanno fatto il possibile per resistere, ma la cui fragilità umana è dolorosamente evidente. Su tutti aleggia lo spettro del tradimento: di un coniuge, di un sovrano, di un popolo, di un figlio, dei compagni di battaglia - perché se ad Ulisse non è rimasta altra identità che quella di soldato, anche quella è stata da lui tradita, non essendo riuscito a salvare i suoi commilitoni e a riportarli a casa.
Non è facile entrare nello spirito di questo ennesimo adattamento cinematografico dell'Odissea popolato da attori non mediterranei (particolarmente poco azzeccati Charlie Plummer nel ruolo di Telemaco e Tom Rhys Harries in quello di uno dei proci), ma le interpretazioni di Fiennes, di Binoche e Marwan Kenzari nei panni di Antinoo sono intense e convincenti.
Alla fine la storia si riallinea come le asce attraverso le quali Ulisse lancerà la sua freccia, e la denuncia di Pasolini verso tutte le guerre, che snaturano le persone e le privano della possibilità di evolversi come esseri umani, è una rilettura potente di una delle storie più antiche e più spesso riproposte. Nota di merito per le musiche di Rachel Postman, abile compositrice per il cinema, prima ancora che ex moglie del regista.