OPUS - VENERA LA TUA STELLA

Locandina Un film di Mark Anthony Green. Con Ayo Edebiri, John Malkovich, Juliette Lewis, Murray Bartlett, Amber Midthunder, Tatanka Means, Young Mazino, Tamera Tomakili, Stephanie Shepherd, Peter Diseth, Melissa Chambers, Mark Sivertsen, Aspen Martinez, Orion Carrington, Jasper Keen, Samantha Christine, Aimee McGuire. Genere Horror - USA, 2025. Durata 103 minuti circa.Il ritorno in scena di una leggendaUn horror firmato A24 con l'attrice in ascesa Ayo Edebiri. Il film è il debutto nel lungometraggio dello scrittore e regista Mark Anthony Green.di Pedro Armocida


Trama

Alfred Moretti è una leggenda. Le sue canzoni hanno ispirato generazioni, la sua musica è un fenomeno globale e la sua vita - sospesa tra realtà, mito e gossip ben orchestrati - incuriosisce e anima appassionati in ogni angolo del mondo, soprattutto da quando si è ritirato dalle scene. Ora, dopo oltre 30 anni di silenzio, Moretti annuncia che uscirà un suo nuovo album. Per promuoverlo, invita in un ranch isolato un gruppo molto selezionato di giornalisti, critici ed esperti di musica. Per Ariel, giovane redattrice di belle speranze, è l'occasione che stava aspettando da sempre. Ma nella vita, come nell'arte, nulla è mai come sembra e sarà presto chiaro a tutti gli invitati che non c'è culto più pericoloso di quello della celebrità.

Il 'sentiment' di Opus è molto contemporaneo, tutto ruota intorno alla disconnessione e all'isolamento di una comunità che non si riconosce in questa globalizzazione e vieppiù la combatte.

Difatti la prima cosa che accade al gruppo di varia umanità mediatica all'arrivo in mezzo al deserto alla corte dell'isolato santone Alfred Moretti è proprio quella di essere privati dei cellulari e quindi del collegamento alla rete e al mondo, sotto il controllo pure di guardiani che li seguono 24 ore su 24 anche, per dire, quando fanno jogging (tra questi c'è anche quella ben interpretata da Amber Midthunder).
Un paradosso per i due inviati di una prestigiosa rivista di musica (uno però è il boss nella tipica modalità di sottomissione della giornalista giovane che è alla ricerca disperata della storia inedita e clamorosa per uscire da questa condizione), per un influencer e per una paparazza, ossia la compagnia di giro che Mark Anthony Green, esordiente dietro la macchina da presa ma collaboratore per un lungo periodo del magazine GQ con i suoi tanti ritratti di personaggi famosi - motivo per cui avrebbe dovuto avere una certa consapevolezza dell'argomento - decide di ritrarre in maniera volutamente fin troppo stereotipata, limitandosi al bozzettismo cartoonesco che si riflette nelle interpretazioni survoltate di Juliette Lewis, Melissa Chambers, Stephanie Suganami, Murray Bartlett, Mark Sivertsen. La stessa cosa accade con la rappresentazione della comunità di adepti della popstar ritratta come se fossero degli Amish in versione new age che studiano per essere degli artisti unici un po' come - attenzione metafora! - le perle che nel film vengono ricercate in maniera compulsiva in mezzo a migliaia di ostriche che contengono invece 'solo' il mollusco.
Certo lo spunto narrativo del film, con il suo twist un po' telefonato grazie al personaggio della giovane giornalista musicale, ma un po' troppo investigativa, Ariel Ecton (Ayo Edebiri, già apprezzata in The Bear, qui dopo un po' lasciata andare un po' alla deriva) scelta a sorpresa da Alfred Moretti per partecipare a un evento così esclusivo, sa molto di déjà vu. Solo negli ultimi anni abbiamo visto film come Midsommar (Ari Aster è sempre della scuderia di A24 che produce Opus), Get Out, Blink Twice, Il mondo dietro di te, The Menu, Glass Onion: Knives Out e serie come Nine Perfect Strangers e A Murder at the End of the World raccontare aspetti e universi molto vicini a Opus anche se in principio c'erano i "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie e, in questo caso, un po' anche Willy Wonka.
L'estetica scelta dal regista, anche sceneggiatore, per rappresentare questo mondo è però un po' troppo plastificata e patinata per inquietare veramente anche se si punta sul senso di straniamento dato dalla cieca operatività di una comunità di cui non vediamo approfondita alcuna psicologia. Questo aspetto è invece concentrato nella figura del cantante-guru Alfred Moretti interpretato in maniera molto convincente da John Malkovich in una delle sue migliori prove di questa sua parte di carriera al cinema, non considerando le apparizioni televisive altrettanto significative in The New Pope e in Ripley. Però, pur dandosi completamente al personaggio - canta pure le tre canzoni molto credibili firmate da The-Dream e Nile Rodgers - la scrittura di questa popstar, che esce dal letargo o dalla pensione, rimane sfuggente e poco incisiva anche quando impone ai suoi ospiti di rifarsi il guardaroba, il trucco e il parrucco e - sorpresa! - la rasatura genitale per le ospiti. Non va meglio nella terza parte del film in cui vengono svelati i piani machiavellici e un po' arzigogolati di Alfred Moretti che, alla fine, lasciano lo spettatore con quella vaga e un po' svuotata sensazione di tanto rumore per nulla.
Sul film, in superficie esteticamente curatissimo, anzi rileccato, aleggia un'aria cool e modaiola con i camei di peso come quelli di Lil Nas X, Lenny Kravitz, Bill Burr, Wolf Blitzer e Olivia Rodrigo mentre Rosario Dawson, nella versione originale, presta la voce a Billie Holiday nell'inquietante spettacolino delle marionette, una delle idee più riuscite del film, in cui dei topi malconci, specchio non certo velato del mondo dei media con la loro supposta invadenza, la importunano con domande che la mettono in imbarazzo.