Un film di Martin Scorsese. Con Jodie Foster, Robert De Niro, Cybill Shepherd, Peter Boyle, Harvey Keitel, Leonard Harris, Albert Brooks, Martin Scorsese, Diahnne Abbott, Joe Spinell, Murray Moston, Robert Shields, Frank Adu, Gino Ardito, Carth Avery, Copper Cunningham, Brenda Dickson, Harry Fischler, Nat Grant, Richard Higgs, Beau Kayser, Victor Magnotta, Norman Matlock, Robert Maroff, Bill Minkin, Harry Northup, Gene Palma, Carey Poe, Peter Savage, Maria Turner, Robin Utt, Harry Cohn (II), Ralph S. Singleton. Genere Drammatico - USA, 1976. Durata 113 minuti circa.Un inossidabile monumento al cinemaI giorni e soprattutto le notti di un tassista newyorchese degli anni '70.di Giancarlo Zappoli
Travis Bickle, reduce dal Vietnam e sofferente d'insonnia, accetta un lavoro come taxista con turno dalle 18 alle 6 del mattino successivo. È un individuo solitario la cui unica distrazione sono i film di un cinema a luci rosse. Viene attratto dalla segretaria di un uomo politico ma fa fatica a gestire il rapporto mentre, al contempo, vorrebbe togliere dalla strada una prostituta che non ha ancora compiuto tredici anni. La violenza che ha in qualche misura sublimato finisce con il riemergere.
Il film che farà conoscere il nome di Scorsese al mondo, vincendo la Palma d'oro al 29° Festival di Cannes, è frutto della collaborazione di tre personalità destinate a continuare a far parlare di sé negli anni a venire.
La sequenza di apertura del film su cui scorrono i titoli di testa è di quelle (non moltissime) che restano nella memoria. Il taxi che emerge dagli sbuffi di vapore sotterraneo. Lo sguardo del protagonista, il rosso acceso che dà a New York una patina infernale che poi si sfrange nelle luci distorte dalla pioggia. È un incipit che porta su di sé le stimmate (il termine di impronta religiosa è quello indicato) di due autori come Martin Scorsese e Paul Schrader a cui si aggiunge un De Niro ad inizio di carriera dopo Mean Street. Il cattolico regista di origini italoamericane trova il giusto connubio con il calvinista di matrice olandese a cui è stato vietato il cinema fino all'età di diciotto anni. Entrambi in ribellione nei confronti delle proprie radici e, al contempo, in grande difficoltà nel riuscire ad estirparle del tutto. Schrader all'epoca vive praticamente in macchina a Los Angeles guidando per notti intere. Da lì nasce Travis, con una sceneggiatura scritta in quindici giorni e poi rivista più volte in fase di riprese cercando in ogni occasione di renderla il più aderente possibile alla realtà. Se all'inizio la produzione a cui viene proposta pensa a Roger Mulligan come regista e a Jeff Bridges come protagonista, Schrader non deve faticare molto a convincere che Martin e Robert sono le scelte giuste. Ne nasce un'alchimia che ancora oggi funziona e che trasmette una tensione progressiva che rende esplicita una rivolta contro un mondo in cui la politica, nonostante i suoi slogan, è lontana dalla vita vera e in cui una dodicenne (Jodie Foster in un effettivo esordio che la porta alla candidatura all'Oscar come miglior attrice non protagonista) può pensare che la prostituzione sia la sua unica opzione.
Alla base ci sono testi della letteratura che Schrader ha ammesso come fonti. Si va da "Memorie del sottosuolo" di Dostoevsky a "Lo straniero" di Camus passando per "La nausea" di Sartre. Ma il film non risente di queste origini perché la regia di Scorsese e l'interpretazione di De Niro le trasformano in squarci di vita.
Tutte le volte in cui è possibile l'attore viene colto nella sua solitudine esistenziale che, invece di tradursi nel suicidio, finisce con il dirottare la violenza all'esterno. Schrader lo sintetizzerà in un altro film da lui scritto in cui un personaggio afferma: "Quando un giapponese crolla, chiude la finestra e si uccide. Quando un Americano crolla apre la finestra e ammazza qualcuno". Travis Bickle è americano.