Un film di Coralie Fargeat. Con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Hugo Diego Garcia, Joseph Balderrama, Oscar Lesage, Gore Abrams, Olivier Raynal, Vincent Colombe, Tiffany Hofstetter, Matthew Géczy, Tom Morton, Philip Schurer, Matthew Luret, Alexandra Papoulias Barton, Gregory Defleur, Jiselle Henderkott, Lucie Laffin, Akil Wingate, Namory Bakayoko. Genere Drammatico - Gran Bretagna, USA, 2024. Durata 140 minuti circa.
Elizabeth Sparkle è stata una diva con al suo attivo un Oscar e una stella sulla Hall of Fame, ma la stella si è sporcata e la scintilla ("sparkle") di Elizabeth si è spenta, quantomeno agli occhi del produttore del programma televisivo di fitness che lei conduce da tempo: un uomo convinto che le donne debbano sempre sorridere e che dopo i cinquanta non abbiano più... non si sa cosa, ma è qualcosa alla quale quelli come lui (che si chiama Harvey come il produttore Weinstein) sembrano tenere moltissimo. Quando Harvey, nel giorno del compleanno di Elizabeth, le annuncia che sarà sostituita alla conduzione del suo programma, la donna decide di aderire ad un protocollo sperimentale chiamato The Substance, che promette di restituirle una versione di sé "migliore, più bella e perfetta". A settimane alterne sarà Sue, la bella e giovane neoconduttrice del programma di fitness della rete, e poi di nuovo Elizabeth. Ma l'alternanza sarà difficile da gestire, e si sa che i patti con il diavolo sono sempre a rischio.
Dopo il debutto alla sceneggiatura e regia con Revenge, con The Substance la regista francese Coralie Fargeat torna a raccontare il femminile facendo leva su quello sguardo maschile che ha raccontato le donne al cinema (e le ha tenute in ruoli preconfezionati in ogni settore).
L'egocentrismo di quello sguardo, che vuole le donne eternamente giovani e sorridenti e non dà alcun valore alla loro maturità, è stato completamente interiorizzato da Elizabeth e anche da Sue (che sono due versioni di una stessa persona), perché entrambe sono disposte a qualunque diavoleria per mantenere bellezza e gioventù, nonché il piccolo potere che ne deriva loro in un mondo gestito dagli uomini.
Il progenitore di The Substance è probabilmente La morte ti fa bella, ma qui il grottesco è spinto molto oltre, si fa horror e splatter, e le citazioni cinefile non finiscono con Zemeckis ma proseguono a tutto raggio, passando ad esempio da Kubrick (2001 Odissea nello spazio e Shining) a De Palma (Carrie - Lo sguardo di Satana), da Lynch (The Elephant Man), Emerald Fennell (Una donna promettente) a tutto Cronenberg.
Fargeat gestisce con lucidità e senso dello spettacolo la messinscena di questa storia estrema improntata all'esasperazione davanti ad una cultura che relega le donne in un ruolo funzionale a quel maschile che le distingue in "chiavabili o inchiavabili", e in base a questo assegna loro l'unico valore possibile.
Gli uomini nel film vengono fuori come idioti pericolosi pronti a tirare fuori il loro lato più meschino, ma anche la protagonista (anzi, le protagoniste) non ne esce bene, fondamentalmente perché accetta la permessa che "la versione migliore di sé" sia quella giovane e tonica, e nient'altro.
In questo anche Fargeat cammina sul filo fra critica e accettazione degli stereotipi, ad esempio facendo la più trita equazione fra vecchiaia e orrore o indugiando sui dettagli anatomici dei corpi femminili in modo aderente al modello maschile - per criticarlo, certo, ma rischiando di ottenere un effetto confermativo. Fargeat purtroppo è onesta nel ritrarre la condizione femminile come un'altalena fra una giovinezza inconsapevole e un'età matura rassegnata. Si vorrebbe che Elizabeth, nella sua versione giovane Sue, portasse con sé esperienza e saggezza, e invece a entrambe le età è uno specchio riflettente a uso e consumo degli uomini che cerca di aderire a standard di bellezza eteroimposti.
Fargeat racconta l'odissea tragicomica della sua antieroina attraverso due ore e venti di visioni raccapriccianti degne di Cronenberg incentrando l'orrore sul corpo femminile, e Demi Moore è davvero coraggiosa nel sottoporre il suo fisico (già di per sé modificato dalla chirurgia plastica) a infinite trasformazioni peggiorative, mentre a Margareth Qualley è affidato il ruolo di Sue, altrettanto di plastica con i suoi sorrisi finiti e la vocetta infantile, pronta a prestarsi ad un immaginario che la vuole sogno erotico e fidanzatina d'America. Non c'è posto né per Elizabeth né per Sue, ma è soprattutto l'odio verso se stesse a fare di loro due perdenti, quale che sia il loro aspetto esteriore (e quello di Moore e quello di Qualley, già "perfetti" in partenza).
The Substance è a dir poco esagerato nella rappresentazione di questo autosabotaggio ingenerato dal patriarcato imperante, ma sottolinea anche nelle donne un collaborazionismo dal quale è impossibile uscire vincitrici. Fargeat stroppia, tira troppo in lungo la metafora, entra a gamba tesa nel trash e nel camp, sottolinea ogni dettaglio facendo di ogni smagliatura una sconfitta e di ogni centimetro di pelle tonica un punto d'onore: e ha il coraggio di creare momenti comici e satirici che più che al body horror sembrano puntare alla parodia di una società che mette una pressione insostenibile sul corpo femminile. E lo fa attraverso una costruzione filmica audace, solida e puntuale.